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Il fattore "R", ovvero “ rimesse ”, ricostruisce il Paese e fa decollare lo sviluppo economico nazionale.
Secondo dati dell' Ufficio Italiano Cambi, nel 1947 l'ammontare delle rimesse si aggirava intorno ai 32 milioni di dollari, nel '49, si sarebbe passati a 90 milioni di dollari, nel '52 a 102 milioni, nel '59 a 246 milioni, nel '60 a 288 milioni di dollari, dal '45 al '60, poi, le rimesse entrate attraverso altri canali diversi rispetto agli usuali sarebbero stati di 2 miliardi e 40 milioni di dollari.
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Cifre assolutamente incomplete se si considera che all'Ufficio Cambi certamente sfuggono le rimesse sbarcate in Italia attraverso canali così detti "informali", cioè quelli non bancari. Nei decenni a cavallo tra Otto e Novecento gli osservatori del tempo definirono l’afflusso di capitali verso l’Italia generato dalle rimesse dell’emigrazione e distribuitosi capillarmente nelle campagne di tutta la penisola, in particolare nelle zone piu povere, sia dell’arco alpino che dell’appenino meridionale.
Dai quasi 132 milioni di lire al valore corrente nel 1902, le rimesse complessive dell’emigrazione italiana appaiono raggiungere gli oltre 716 milioni nel 1913 media annuale poco inferiore ai 448 milioni.
Per quanto riguarda il peso relativo delle diverse forme di trasferimento del denaro, possiamo notare come gli invii effettuati per mezzo del Banco di Napoli risultino pari al 15 % dell’ammontare complessivo delle rimesse visibili.
A partire dal 1901 il Banco di Napoli ebbe dal governo l’esclusiva della raccolta dei risparmi degli emigrati. Un altro 15 % appare rappresentato dalle somme depositate nelle casse di risparmio postali. Il canale finanziario di gran lunga più importante per le rimesse ”invisibili” ottenute. Sono queste ultime a risultare le più consistenti e ammontano al 50 % delle rimesse totali. Non bisogna dimenticare che gli italiani avevano l’abitudine di riportare in patria nelle proprie tasche gran parte dei denari guadagnati.
Effetti molto positivi esercitano le rimesse dell’emigrazione anche sulla bilancia dei pagamenti. Una forte eccedenza delle importazioni sulle esportazioni ( 10.230 milioni di lire nei dieci anni compresi tra il 1902e il 1912 sopratutto dovuta alle necessita di approvvigionamento di materie prime per la nascente industria siderurgica, fu coperta per il 61 % proprio dalle rimesse le quali determinarono un avanzo nella bilancia dei pagamenti internazionali che consentì il rientro di una parte dei titoli pubblici sottoscritti all'estero.
In questo modo le rimesse dell'emigrazione divenivano una originale forma di trasferimento di risorse dalla agricoltura all’industria mediante la collocazione sul mercato internazionale a prezzi competitivi delle merci italiane piu abbondanti: la forza lavoro.
Ebbene, anche i proventi in valuta pregiata degli emigrati meridionali saranno dirottati per la crescita del Nord e solo del Nord, così come quelli derivanti della vendita dei prodotti agricoli del Sud all’estero. |