E allora, ricapitolando: l’indagine é dell’Istat, dunque autorevolissima. Si riaffaccia prepotentemente un problema che sembrava evaporato. Emigrano giovani tra i 20 e i 35 anni. Lasciano il Sud ragazzi con elevati livelli di istruzione.
È lo specchio (ulteriore) del malfunzionamento del mercato del lavoro italiano nel Sud: una piaga atavica, antica, che sembrava fenomeno superato ma che invece, come un incubo, sta riemergendo. In pratica le emigrazioni interne dal Mezzogiorno verso l’Italia del Nord, dopo essersi annullate nella metà degli anni Ottanta, sono tornate ad essere un numero elevato: settantamila unità, rilevano le ultime cifre.
È forza lavoro che ha dignità, voglia di emergere. Qualità e determinazione. Sono ragazzi con un validissimo titolo di studio, che sanno usare Internet e i Pc, che masticano una o due lingue. Vanno alla ricerca di un posto dove esprimere il proprio talento. Affinarlo, soprattutto estricarlo. Ovviamente a loro si aggiunge tutta quella pletora di ragazzi che un titolo di studio non ce l’ha e risale l’Italia con la stessa speranza di chi ha avuto la fortuna (e la costanza) di completare gli studi.
È comunque immagine malinconica, struggente: testimonia delle grandi difficoltà – a livello di aspettative – in cui é tornato a dibattersi l’intero Paese. Pochissimi gli investimenti, risibile il potere d’acquisto dei salari. Qualcuno ha provato a invertire l’impressione, a scovare – nella statistica – una chiave di lettura positiva, incoraggiante: sostenendo, ovvero, che non è sempre negativo cercare fortuna lontano dalle proprie origini.
Come se i giovani del Sud volessero esprimere da emigranti il loro rifiuto verso una classe (indistinta, di qualsiasi colore) o una classe dirigente che non sostiene i propri sogni. Non sono mancati in questi anni giovani meridionali che, avendo sfondato altrove, sono poi tornati a casa per ricoprire importanti cariche dirigenziali.
Resta l’affresco del dato, i numeri dell’indagine e l’eco della notizia. Con la postilla di una (comunque) triste riflessione: è di nuova fuga vera (dopo oltre mezzo secolo) dal Mezzogiorno. Come se il tempo si muovesse a ritroso, con i passi incerti di un gambero.
Autore : Giorgio Bicocchi
Da : L’Italo Americano |