Emigrazione transoceanica: Argentina, Brasile, Stati Uniti, Canada, Australia |
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Sul finire degli anni 40, quando Stati Uniti, Argentina e Brasile cominciarono a chiudere le proprie frontiere agli stranieri, il Canada divenne, con l'Australia, la nuova meta della grande emigrazione italiana. Accadde sul finire degli anni Quaranta.
Tra il 1950 e il 1975 circa 600.000 italiani, in grande pecentuale calabresi, hanno raggiunto Montreal e Toronto: buona parte si é fermata nell'Ontario e nel Quebec, il resto si é spostato praticamente in tutto il Paese creando comunità numerose.
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Vancouver, per esempio, é un'altra "città italiana" in Canada; ma i calabresi in Canada sono dappertutto: dalle province marittime alle praterie del Saskatchewan e del Manitoba, dal Grande Nord, dove gli inverni sono lunghissimi, alla Penisola del Niagara dove i filari di viti si allungano fino all'orizzonte e le città sono isole bianche nel verde.
Riprese tra il 1950 e il 1975 un flusso ormai secolare tra Italia e Canada, interrotto solo da eventi straordinari o da strategie politiche, come nel decennio 1931-1940 in cui il fascismo frenò l'emigrazione e qui arrivarono solo poche migliaia di emigranti.
Gli italiani che tra il 1950 e il 1975 sbarcarono prima sul Pier 21 di Halifax e poi atterrarono negli aeroporti di Montreal e di Toronto andavano alla ricerca di un presente e di un futuro privi di incubi. Ma avevano qualcosa in piú rispetto a quanti avevano preso in passato le vie dell'emigrazione: una solida consapevolezza di italianità.
La grande emigrazione in Canada del secondo dopoguerra é stata differente. Erano sempre braccia che emigravano, ma erano quelle di uomini e donne che si sentivano cittadini di uno Stato unitario e ben definito: avevano una loro precisa identità sociale, e l'italianità era un dato acquisito, non più l'aspirazione di una élite risorgimentale o post-risorgimentale. |
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