Quando si parla di occupazione nella nostra regione non ci si può permettere il lusso di assumere atteggiamenti soft. Bisogna guardare una realtà che non lascia intravedere prospettive rosee per il prossimo futuro. I dati forniti dall’Istat, l’Istituto nazionale di ricerca statistica, ad esempio, rivelano come il tasso di disoccupazione sia aumentato di mezzo punto percentuale, rispetto all’anno precedente, raggiungendo il 6,1 percento. Trovare lavoro in Calabria, è sempre stato un problema, così come da sempre la nostra regione è stata terra di emigrati in cerca di una professione e di un guadagno, soddisfacenti.
Lo Svimez rivela che in undici anni, dal’97 al 2008, sono state 700mila le persone che hanno dovuto emigrare al Nord per lavorare. Questa fotografia della condizione lavorativa calabrese sta mostrando un aspetto ancora più cupo, in seguito alla crisi economica che ha investito i Mercati mondali. A dover fare le spese della crisi – sempre come si legge in una ricerca dell’Istat – sono soprattutto i giovani fino a 34 anni. Nel Primo trimestre del 2009, ad esempio, sono stati persi 408 mila posti di lavoro, ovvero, pari a meno 2,5 percento rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente. Il tasso di disoccupazione in Italia è, così, passato dal 50,4 percento al 47,9 percento. In tutti questi numeri dietro cui ci sono la vita, il le aspettative e il bisogno di lavoro di altrettante persone, costituisce un’aggravante la mancata riconferma di 154 mila contratti a termine e la perdita di 107 mila collaborazioni interrotte.
L’innalzamento della disoccupazione, ad esempio, risente soprattutto dell’aumento degli ex occupati nel Nord e nel Centro e degli ex inattivi del Meridione. Dati, questi che scoraggiano. Infatti, aumenta sensibilmente, in Calabria, così come in altre regioni italiane, il numero di giovani che rinunciano alla ricerca frustrante di un’occupazione che non c’è. L’osservatorio Svimez ha rivelato come l’Italia, purtroppo, detenga il primato infelice del tasso di disoccupazione giovanile più alto in Europa. Dato quest’ultimo, di cui è principale portatore il Mezzogiorno. Secondo il rapporto firmato Svimez, infatti, in riferimento allo scorso anno, solo il diciassette percento dei giovani meridionali fra i 15 e i 24 anni lavora, contro il 30 percento del Centro-Nord. E poi rivela come nel quadriennio 2004-2008 i disoccupati impliciti e gli scoraggiati sono aumentati di ben 424 mila unità.
Ma se come abbiamo detto la Calabria e il Meridione in genere sono sempre stati fornitori e apportatori di maggiori risorse lavoro al Nord, oggi dopo la crisi economica, anche questo aspetto sta cambiando. Sempre in riferimento al rapporto dello Svimez, relativo al 2008, ad esempio, si legge come i disoccupati siano aumentati più al Centro-Nord (+15,3%) rispetto al Sud dove si è registrato un aumento di disoccupazione poco superire al nove percento. Come dire se fino a qualche anno fa, per quanto fosse sacrificante, era comunque possibile emigrare in altre regioni italiane, per trovare un lavoro, oggi il problema occupazione investe anche il Settentrione. A farne le spese, in questo contesto, sono, soprattutto, laureati (che hanno aspettative di lavoro elevate e proporzionate agli studi fatti), i giovani e le donne. A conferma di ciò, un altro dato fornito dal Rapporto ci consegna il dato, sempre relativo al 2008, che in seguito all’accentuarsi della crisi sono state ben 20mila, soprattutto donne, le persone che sono dovute rientrare nel Mezzogiorno in seguito alla perdita del posto di lavoro o al rinnovo del contratto, dalle regioni del Nord. |