Credenze e costumi popolari in alcuni paesi calabresi
FESTE RELIGIOSE
Durante la Pasqua in numerosi comuni vengono eseguite le sacre rappresentazioni che coinvolgono l'intero paese: da citare è, in particolare, la Pasqua di Nocera Torinese, in provincia di Catanzaro. A nocera Torinese, ancora oggi, il Sabato Santo si può assistere alla rappresentazione dei "flagellanti" o "vattienti", i quali si martoriano le gambe fino a far scorrere il loro sangue.
In altri paesi della costa calabra è tradizione svolgere le processioni religiose, dell'Immacolata e dell'Annunziata, in mare con le barche. Infine, anche il Carnevale in Calabria riveste una grande partecipazione popolare, con vere e proprie recite e sfilate di antichi costumi e usanze collegate alla tradizione pagana dei Greci e dei Romani.
MINORANZE ETNICHE
Nei paesi di origine albanese le rappresentazioni ripercorrono l'esodo che queste popolazioni hanno intrapreso secoli addietro e per l'eroe nazionale Scanderberg. A Spezzano Albanese, viva è la tradizione durante la pasqua ed i matrimoni, generalmente accompagnati da danze e canti popolari.
SAGRE
Manifestazioni corali, espressione viva dei sentimenti, delle tradizioni e delle radici culturali di tutto il popolo calabrese, sono le sagre dei prodotti tipici locali; tra queste citiamo la sagra della 'Nduja di Spilinga e la sagra della Cipolla Rossa di Tropea.
MASCHERE APOTROPAICHE DI SEMINARA
Tra le rinomate ceramiche di Seminara, degne di nota sono le maschere apotropaiche; queste, nelle credenze popolari, servivano per tenere lontani gli spiriti del male - oggi hanno un ruolo preminentemente decorativo.
NCIPPUNATA A ROCCAFORTE DEL GRECO Attenzione a quel ceppo!
Un tempo era usanza, a Roccaforte del Greco (RC), dichiarare il proprio amore alla donna amata con il rito dello "cippitinnau". Di notte l’innamorato lasciava un ceppo davanti l’abitazione della giovane con cui desiderava fidanzarsi. Se il ceppo veniva portato dentro casa larisposta era affermativa; negativa se veniva lasciato fuori.
Un ruolo fondamentale lo aveva ilpadre della ragazza che portava avanti la trattativa dopo la richiesta di fidanzamento. Questo è il dialogo che si teneva tra il padre e il giovane innamorato. "Pis efere ton gippo ti dichatiramu?" (Chi ha portato il ceppo a mia figlia?). E il giovane rispondeva: "To e’fera ego’" (L’ho portato io). Nel caso in cui la decisione fosse stata positiva il padre della ragazza pronunciava la frase: “ I dicatera nu ene koli cippetthenemi!” (Mia figlia ha trovato un buon partito) Il ceppo, quindi, veniva portato dentro casa insieme al giovane. Se il responso era negativo questa era lafrase: "ghire’ apissu ti din ene j’assena to cippo" (Torna indietro che il ceppo non è per te) Il giovane, a questo punto, non aveva piu speranze.