Selezionare ritratti di personaggi calabresi potrebbe essere azione tanto lunga quanto oziosa; dato che le numerose biografie di personaggi maggiori o minori sono spesso corredate di ritratti o incisioni. Scegliere, fra tanto, dei ritratti che abbiano pregio d’arte e che siano, per forza di sintesi, riferibili a figure capitali della cultura calabrese; riduce già molto il campo. Ed offre, oltretutto, l’occasione per accostare uno spaccato della civiltà calabrese tutt’altro che trascurabile. Vediamo, allora, l’esito di quel che resta pur sempre una cernita tra tante.
Milone da Crotone
(P. Puget)
Il culto greco della forza fisica trova in Milone da Crotone (sec.VI a.C) la sua massima espressione. Milone vinse, infatti, 6 volte le Olimpiadi; 6 volte i giochi Pitici; 10 volte le gare Istmiche e 9 volte le Nemee: diventando, nel consenso generale, il più grande atleta dell’antichità. Ma fu pure seguace di Pitagora; e condottiero del suo popolo nella famosa battaglia del 510 a.C. che distrusse la città rivale di Sibari. Lo scultore Pierre Puget (1620-94), che del barocco romano diede in Francia una versione spettacolare e virtuosistica, lo ritrae nell’atto leggendario della morte. Quando tentando, ormai vecchio, di provare ancora la sua forza divaricando con le proprie mani un tronco d’albero; vi rimase intrappolato, finché una fiera non lo sbranò del tutto. Gruppo scultoreo del 1682; che si trova collocato a Parigi, nel Museo del Louvre.
Nosside (F. Jerace)
Le doti del corpo e quelle dello spirito godevano, nel mondo greco, di pari dignità. Ed a Locri, dove le donne ebbero un ruolo di primo piano, nacque e fiorì Nosside, intorno al 300 a.C.: poetessa grande d’Occidente come Saffo lo fu, prima di lei, d’Oriente. Insieme casta e sensuale, della sua raccolta poetica restano 12 epigrammi “sulle cui tavole Amore stesso spalmò la cera”, come recita la Corona di Meleagro: delicati ritratti femminili, dediche votive, echi di vittoria dei Locresi su Bruzi e Siculi. Francesco Jerace, in questo busto del Municipio di Reggio Calabria, ne fa un ritratto intenso e veritiero: di donna bella e inquieta; che cerca l’introvabile.
Cassiodoro (U. Ortona)
Quando nacque a Squillace Flavio Magno Aurelio Cassiodoro (490 ca.-583), l’Impero Romano d’Occidente s’era sgretolato da poco; e Teodorico, re degli Ostrogoti, s’apprestava a governare l’Italia. Discendente da nobile famiglia, che aveva già dato allo Stato alti funzionari, percorse una brillante carriera che lo portò ad essere segretario e ministro dei re goti di Roma. E sempre s’adoperò perché la cultura barbara dei Goti s’amalgamasse con la passata civiltà romana. Al crollo della dinastia ostrogota, nel 540, si ritirò in Calabria; e vi fondò il Monastero di Vivario; contribuendo a tramandare nei secoli a venire le testimonianze della cultura classica. Ugo Ortona (1889-1977), pittore calabrese e grafico eminente, in questo dipinto del Municipio di Squillace, ce lo ricorda ancora sotto le sembianze della ritrattisca romana: asciutto di figura e sobrio di vesti e d’espressione; come Cassiodoro forse fu.