Jacobello d’Antonio – figlio primogenito d’Antonello – nasce probabilmente a Messina intorno al 1455; e appare documentato, la prima volta, nel testamento del padre, che risale al febbraio del 1479. Divenuto erede dei beni e della bottega paterni; porta a compimento talune opere cui s’era obbligato Antonello; ed assume come aiuti, nel 1479, Giovanni Jacopo Neuta; e, nel 1480, suo cugino Antonello de Saliba. Appare verosimile che Jacobello abbia preso parte, nel 1475-76, al soggiorno veneziano del padre. Sia perché il perduto S. Cristoforo, facente parte del Trittico di S. Giuliano (1478), sarebbe stato di sua mano; sia pure perché l’unica sua opera autografa – la Madonna col Bambino di Bergamo (1480) – assieme ad un S. Girolamo penitente, assegnatogli dal Longhi nel 1953 e riproducente l’analogo soggetto paterno di Reggio Calabria; risentono entrambi delle esperienze coeve della scuola veneta.
Jacobello d’Antonio (attr.): S. Girolamo penitente, Collezione privata lombarda - Jacobello d’Antonio: Madonna col Bambino(1480), Bergamo (Accademia Carrara)
Di Jacobello, dopo il 1480, si perdono le tracce; e si presume la sua morte, da memorie del perduto testamento di sua nonna Garita, come antecedente al 1488.
La sua fortuna critica è stata, fino ad ora, piuttosto incerta. Mentre, infatti, dall’esame della tavola di Bergamo, Adolfo Venturi deduceva “lo scadimento dell’arte nata nella sua casa e fiorita nella sua terra”; Roberto Longhi designò, invece, Jacobello – sulla scorta dei pochi testi disponibili - come colui che “ebbe coscienza e rispetto grandi della poetica paterna”.
Un’ulteriore messa a punto potrebbe, dunque, derivare proprio dalla tavola calabrese; che, suffragata d’una comunicazione orale del Bologna, s’è avvalsa d’una perspicua attribuzione di Maria Pia Di Dario Guida (1978).