Quando Saverio Gatto nasce a Reggio, nel 1877, la Città dello Stretto ha un’aria fervida ed inquieta di provincia in crescita della nuova Italia. L’economia è ancora agricola; e l’agricoltura riversa sul mercato carichi di frutta e bozzoli che danno un gran daffare alle filande dei rioni periferici. La popolazione è cresciuta a vista d’occhio; e quartieri nuovi affollano la zona del Castello di case e di palazzi che - in barba a un’ordinanza comunale – varcano l’altezza dei due piani che dovrebbe garantire la salute pubblica nel caso probabile d’un sisma. La città – il cui blasone antico è denunciato dai resti delle mura elleniche e dai tesori del Museo Archeologico - vanta pure un buon profilo sociale e culturale; che vede una rappresentanza eletta di politici e scrittori (Diego Vitrioli, Rocco De Zerbi, Giuseppe De Nava, Biagio Camagna) nonché d’artisti che si sono guadagnati il plauso fino a Napoli, già capitale del Regno delle Due Sicilie (Ignazio Lavagna Fieschi, Demetrio Salazar, Giuseppe Benassai).
Ma Reggio è sempre stata pure una città di mare; di piroscafi che attraversano lo stretto; e d’armatori – grandi e piccoli – che del mare sanno ormai ogni stranezza. Ed è in una famiglia di piccoli armatori e marinai che nasce Saverio Gatto. Il fascino del mare e delle sue avventure è tale che il ragazzo - a 12 anni, si dice - s’imbarca come mozzo e naviga. E passando sotto la rupe di Scilla comincia forse a fantasticarne il mito che troverà sostanza, più tardi, nei suoi lavori d’arte. Giacché, non si sa come, il giovane marinaio, a un certo punto, sente il pungolo dell’arte; e vorrebbe dare forma di creta ai suoi sogni ed ai suoi vagheggiamenti. Gliene dà l’agio un vecchio maestro di Polistena: Giuseppe Scerbo.
L’unità d’Italia era stata frutto del Risorgimento; e del Risorgimento la Calabria era stata parte attiva; sicché ora dei suoi eroi ne celebrava il ricordo nelle piazze. Di tali monumenti Giuseppe Scerbo ne scolpì più d’uno. Quando Saverio Gatto lo conobbe, aveva già scolpito ad Acri, nel 1888, il Monumento a Battista Falcone. Più tardi, nel 1898, scolpì pure a Catanzaro un Monumento al Generale Stocco; così come, a Roggiano Gravina, aveva composto i monumenti delle glorie locali Gian Vincenzo Gravina e Ferdinando Balsano. Era insomma un buon maestro; ma legato al modo ed allo stile della retorica patriottarda; e questo a Saverio Gatto non bastava. Era in cerca del nuovo; |