21 / 09 / 2011
Undici in tutto i presunti affiliati alla cosca Pesce della 'ndrangheta, tra cui Vincenzo e Francesco Pesce, zio e nipote entrambi capi del gruppo criminale, sono stati condannati al termine del processo col rito abbreviato svoltosi davanti al Gup distrettuale di Reggio, Roberto Carrelli Palombi.
Il processo, denominato All Inside, ha visto la condanna a 20 anni di reclusione per Vincenzo e Francesco Pesce; per gli altri nove imputati le condanne variano dai dieci ai due anni.
Cinquanta milioni di risarcimento al Comune di Rosarno: è quanto ha stabilito il gup distrettuale Roberto Carrelli Palombi, a carico degli undici affiliati alla cosca Pesce.
Il Gup ha anche stabilito che gli imputati dovranno risarcire con dieci milioni di euro la Regione Calabria e il Ministero dell’Interno. Comune di Rosarno, Regione Calabria e Ministero dell’Interno si erano costituiti parte civile nel processo. E’ stata anche disposta la confisca di due società di calcio, l’associazione sportiva Rosarno e l’associazione sportiva Cittanova, che sarebbero state gestite dalla cosca Pesce.
L’accusa nei confronti degli imputati si basava, anche, sulle dichiarazioni di Giuseppina Pesce, figlia del boss Salvatore Pesce, che dopo avere iniziato a collaborare con la giustizia nell’Aprile del 2010 ha poi deciso di revocare la sua collaborazione.