19 / 08 / 2020
Candidato a Patrimonio dell'Umanità dell'Unesco, il parco della Sila è un'eccezione paesaggistica e anche gastronomica. Ecco dove fermarsi.
Questo territorio è scrigno di tesori forestali e gastronomici. Funghi, castagne e delizie quasi tutte DOP e IGP: patate silane, caciocavallo di latte vaccino dall'inconfondibile forma a pera, carne di mucca podolica, salsicce di suino nero di Calabria e altri salumi quali capocollo, pancetta, soppressata.
Meglio sedersi a tavola prima o dopo una camminata tra gli 80 sentieri del parco, ripristinati insieme al CAI ed estesi per 700 chilometri tra foreste, pascoli, specchi d’acqua e quei bacini artificiali, creati un secolo fa per la produzione di energia idroelettrica, ora perfettamente integrati nel paesaggio. Come l’Arvo, da cui arriva la trota salmonata, vanto della trattoria Lorichella, e dove affaccia la migliore griglieria dell’altopiano, Il Brillo Parlante, chalet stile alpino tempio delle bistecche di vitello silano alla brace, servite con porcini o patate ‘mpacchiuse, tagliate a rondelle, cotte in poco olio e saltate con cipolla. Una bontà.
Poco lontano, per un dolce souvenir da portare via, ecco le marmellate fatte in casa a base di frutti selvatici delle Delizie di Marianna. Indirizzo affiliato al circuito Fattorie Aperte, che riunisce artigiani del buon gusto e aziende agricole con cucina. Una è la Fattoria Biò a conduzione biologica, gestita dalla quarta generazione di pastori che effettua ancora la transumanza dalla Sila al mare: 55 chilometri a piedi due volte l’anno, gennaio e giugno.
Qui siamo nella piccola capitale dell’altopiano, Camigliatello Silano. Dove sono d’obbligo almeno altre due soste della gola. Barrese, dinastia di maestri nella produzione artigianale di salumi, conserve, confetture, e la Tavernetta dell’hotel San Lorenzo. Una tavola ben nota ai gourmet, dove Pietro Lecce, oggi col figlio Emanuele, ha trasformato i piatti della tradizione in alta cucina, servita in ambienti dal design pulito ed elegante.
Ultima tappa, ai confini del parco, San Giovanni in Fiore. Dove fermarsi per l’imponente, romanica Abbazia Florense, cuore nel XII secolo dell’infiammata predicazione di Gioacchino da Fiore, e per Hyle, recente progetto dello chef Antonio Biafora. Che dà nuovo slancio ai sapori della montagna silana, reinventando tradizioni e ingredienti in un’etica di scambio col territorio basata sulla sostenibilità.