06 / 09 / 2019
A Longobardi, in provincia di Cosenza, tutto è slow: dalle vacanze alla cottura (lentissima) di una frittata senza uova. Mentre la “violetta” DeCo rafforza il turismo gastronomico.
Durante l’estate c’è stato un borgo calabrese che ha celebrato un anniversario molto importante: i 150 anni di un’antica bottega di paese poi divenuta manifattura, locanda, bar dello sport e oggi bistrot meta di gastro-turisti da tutta la regione e oltre.
È un locale storico, datato 1869, oggi gemmato in un doppio ambiente con bar-edicola vecchia maniera, dall'alto soffitto, e ingresso ipogeo con liquori, vini e bollicine tra la Calabria e il mondo. Nella saletta accanto, dove è incastonata la cucina, ossia il regno di Giovanna, ecco i pochi tavoli dove degustare il menu immersi tra le mensolette di bottiglie. L’estate del 150esimo anniversario della bottega proponeva, tra le altre cose: il “Gammune” di Belmonte (versione locale del culatello) nel pane di fichi; l’insalata di pomodori - anche loro rigorosamente belmontini - e la altrettanto immancabile “millefoglie di patate”, al secolo "frittata d’u scuru" perché cuoce al buio di un coperchio, senza uova, con tempi meridiani (55 minuti da un lato e 8/12 dall'altro), con peperoncino e origano quasi impercettibili.
Ma non c’è solo la “violetta” a Longobardi: i pomodori Tarife (dall'esotico toponimo, forse arabo, nella zona sud del territorio comunale) sfruttano la loro vicinanza a Belmonte per ricalcare il gusto del celeberrimo “cuore di bue” venduto da anziane coppie di contadini al ciglio della superstrada. In tema gastro-automobilistico, tappa altrettanto irrinunciabile è il Cavalcavia, caseificio dalla qualità inversamente proporzionale al nome dell’insegna, non proprio allettante: trecce, burrate e latticini di ogni tipo continuano la tradizione della "filiciata", il formaggio appena cagliato che deve il suo nome alle felci su cui viene presentato. è possibile.
Come avrete sicuramente capito, a Longobardi il buon gusto è di casa!