Buon sangue non mente e infatti Vannella
Butera ha certamente ereditato dal noto congiunto, il noto poeta
dialettale calabrese Vittorio Butera, la sensibile e acuta vocazione
poetica.
Nella bella e antica casa di Decollatura, alle spalle di
Lamezia Terme, ricca di preziosi quadri e celebri cimeli, Vannella
Butera si lascia volentieri intervistare.
- Com’è nato “Il Centro studi
Vittorio Butera?
“La Fondazione Vittorio Butera” è nata un anno e mezzo
fa, agli inizi del 2006, con lo scopo di rivalutare e diffondere i
poeti del Reventino che, oltre a Vittorio Butera, sono Michele Pane e
Franco Berardelli, morto giovane ma che ha prodotto delle poesie
bellissime però in italiano, mentre gli altri due hanno rispettivamente
scritto in dialetto conflentese e in dialetto decollaturese.
Per chi
non lo conoscesse, diciamo che Vittorio Butera nacque a Conflenti il 23
Dicembre 1877 da Tommaso Butera e Maria Teresa de Carusi. Morta la
madre a poca distanza dal parto fu allevato dalla nonna Peppina.
Frequentò le scuole elementari a Conflenti, completò invece gli studi a
La Spezia da uno zio paterno, nel 1905 conseguì a Napoli la laurea in
Ingegneria. Nel 1909 vinse un concorso presso l'amministrazione
provinciale di Catanzaro e nel 1911 si sposò. Nel 1949 smise di
lavorare per raggiunti limiti d'età, e solo allora spinto dalle
consistenti insistenze dei numerosi amici decise di pubblicare la prima
raccolta di poesie "Prima cantu e doppu cuntu". Numerose le opere
dedicate al poeta tra le più importanti ricordiamo "Canta Pueta" di
Carlo Cimino e Vincenzo Villella, nel quale sono raccolte tutte le
poesie. Vittorio Butera morì nel 1955. Nel 1960 sono pubblicate “Tuorno
e ccantu, tuornu e ccuntu” e “Inedite” curata dal Centro di Cultura
Popolare U.N.L.A di Confluenti.
- Chi sono i soci fondatori di questo
Centro?
Antonio Barbato, l’organizzatore, Battista Folino di
Confluenti, due Michele Roperto, il primo ginecologo, l’altro avvocato
di Lamezia Terme, Luisa Rizzo di Scagliano (una Butera per parte di
madre), Vittoria e Vannella Butera. Ognuno ha il proprio incarico,
siamo tutti paritari. Ognuno si interessa alla Fondazione nella sua
specificità. Il Centro studi è nato anche perché i libri di Vittorio
Bufera sono rari. Infatti, il giorno 9 giugno si è tenuto un convegno a
Confluenti per presentare la ristampa di tutte le poesie di Butera. Il
nostro intento è di far conoscere queste produzioni ai giovani. Ci
siamo anche riproposti di recuperare le ossa di Vittorio Butera che ora
riposano a Gradisca o un paese vicino poiché è rimasto un solo parente
della moglie.
- Che tipo era Vittorio Butera?
Era un uomo di
carattere, non tanto attraente, ma legato ai suoi convincimenti.
Ironico, talvolta pieno di rabbia, talvolta, poliedrico. Aveva una
corrispondenza con Trilussa che una volta gli chiese di trascrivere
alcune sue poesie e scrisse una cartolina, oggi in possesso di mio
cugino, in cui apertamente dichiara: “Caro Vittorio, le tue storielle
sono più belle delle mie”.
- So che, degna erede di Vittorio Bufera,
hai seguito le sue orme e pubblicato una silloge di versi. Di che cosa
si tratta?
Non sono poesie per me, ma “emozioni in espressione”. C’è
un po’ tutta la mia vita: ci sono versi dedicati all’amore (Eldorado),
al mio secondo marito (Mattone refrattario), ai figli (Figli miei),
alla religione, al sesso. I disegni sono di mio figlio, Massimiliano
Ianni, scenografo e direttore di produzione che lavora nel cinema a
Roma (ricordiamo i lavori televisivi “Incantesimo” e “L’uomo che rubò
la Gioconda).
- Oltre ad essere poetessa, sei un’imprenditrice. Ci
parli di “Picadilly”?
- Si tratta di un progetto ambizioso. Sto
elaborando la costruzione di telai non di legno, ma di ferro (materiale
più resistente), più piccoli degli altri, in modo da velocizzare i
tempi di lavorazione e risparmiare l’impiego ingente di forze. Vendo
asciugamani, canovacci, copriletto, tappeti, ma anche maglieria
griffata (Coveri, Valentino) e biancheria per la casa. Il negozio si
chiama “Picadilly” ed è una dimostrazione d’amore per Londra, città
che amo molto.
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